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Ultimo Aggiornamento: 23/08/2020 16:53
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07/08/2014 14:27
 
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Heinrich Boll - Opinioni di un clown
È un romanzo ambientato nella Germania del dopoguerra, incentrato sull'ipocrisia della morale cristiana, dei circoli cattolici, sul bigottismo, la durezza di principi di ordine e di legge rispondenti più a una morale collettiva che individuale, dove semmai l'individuo ne viene inglobato quasi attraverso un lavaggio del cervello, e ne accetta ottusamente i canoni.
L'incoerenza, il finto pentimento, la capacità di alcuni di esser sempre in linea col vento del momento, di passare, senza colpo ferire, dalla morale e dalla violenza nazista alla morale democratica e di integrazione razziale, e la stupidità e scarsa personalità di altri che si fanno trascinare ottusamente e acriticamente nel nuovo sistema di regole sociali, di socialmente giusto e socialmente sbagliato, di buoni e cattivi, di allineati e non. Donne che seguono passivamente il marito, identificandosi talmente nel suo pensiero al punto da annientare se stesse, perdere una propria personalità autonoma, seguendo le proprie naturali simpatie verso una persona finché è "in grazia", e relegandolo nell'alveo delle persone che hanno deluso e da allontanare non appena non sono più ben viste dal marito o dalla società. Donne, come Maria, che arrivano a convincersi, o che vengono convinte dei "principi di ordine" e di legge fino al punto da dissolvere rapporti umani e abbandonare il proprio uomo, colpevole di essersi posto troppo al di fuori dei canoni socialmente accettabili secondo una buona morale cattolica.

La scena è dominata dal dolore per la perdita della donna amata, e in essa la trama si svolge e procede quasi esclusivamente al passato, affidata ai ricordi del protagonista, un clown, calato in una feroce solitudine, che danno al romanzo un tono decisamente penoso e malinconico. Tutto ruota intorno alle riflessioni di Hans sulla società piccolo borghese del dopoguerra, che egli osserva attraverso la maschera profonda e triste del clown, e mette a nudo con occhio spietato, rivelandola nelle sue mille contraddizioni, mentre egli stesso si lascia passivamente trascinare in un vortice di abbandono, fino all' autodistruzione come estremo atto di ribellione.

È un testo profondo, non ha una trama articolata e/o avvincente, anzi, l'azione è fortemente limitata, oserei dire ridotta all'osso, e tutto si svolge in maniera introspettiva, lasciandoti forti sensazioni addosso e per questo assolutamente consigliato.





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