00 21/05/2018 11:50
Più alto del mare - Francesca Melandri
Siamo su un'isola che ospita un carcere per detenuti speciali - terroristi, pedofili etc... - sullo sfondo di un'Italia percorsa dalla violenza ideologica degli anni '70.
Il romanzo si sofferma sulla descrizione degli scorci e delle meraviglie naturali, del profumo degli alberi e del mare, degli scogli, delle onde, dei ricci...di un paesaggio incantato ed incontaminato, di una bellezza che lascia senza fiato.
Una bellezza che fa da cornice di contrasto, lasciando emergere ancora più prepotentemente la durezza delle condizioni carcerarie, e l'ambiguità e la miseria della condizione umana.
La bellezza della natura, la sua calma, sembrano in ogni passaggio suggerirne anche l'innata ferocia, l'ineluttabile pericolosità primordiale che la accompagna.
Quello che vi è rappresentato è il dramma dei detenuti, il dramma dei parenti che vanno a trovarli, ed il dramma delle stesse guardie carcerarie: ognuno calato nella sua divisa, ognuno col suo ruolo ed il suo copione che l'immenso teatro politico, sociale, ideologico e criminale dell'Italia dell'epoca ha scritto e consegnato a ciascuno.
Un copione che costringe, che forza, che alla fine snatura non solo i detenuti, ma anche e soprattutto i secondini.
Imprigionati in un ruolo, in una divisa, dalla quale si pretenderebbe di tracciare subito tutti i meriti o le colpe d appartenenza per il solo fatto di averla indossata, l'esser amico o nemico, ma dietro la quale, alla fine, vi è sempre e solo un uomo.
Ed è la storia di Paolo e Luisa, entrambi in visita chi del figlio, chi del marito, detenuti per omicidio. Entrambi bloccati sull'isola da un'improvvisa tempesta, e costretti così a confrontare i propri drammi e le proprie solitudini, trovando ciascuno nell'altro un po' del proprio stesso dolore.