Individuo azione Istituzione

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Paperino!
00lunedì 1 marzo 2010 11:50
L'antiCroce non va identificato con il tradizionale nemico di Croce, ossia Giovanni Gentile,

bensì con Santi Romano. Egli ha identificato il diritto effettivo nel gioco plurale dei

corpi sociali. Nella socialità, nell'ISTITUZIONE. Con Croce l'azione è essenzialmente

volizione individuale, Santi Romano afferma invece la socialità e giuridicità dell'azione.

Non si legge più l'azione nell'ambito di economia e politica, ma dell'eticità effettiva e

storica dell'Istituzione. Il diritto, l'azione, è sistema, ordinamento, Istituzione.
E' inevitabile che per quanti avevano in Croce il loro problema, o potevano esser letti come

se Croce fosse il loro problema, la socialità di Santi Romano costituisse una risposta, una

desiderata e attesa contrapposizione all'individualismo crociano.
Si è usato, mutuando un'espressione tipica del liguaggio politico italiano, parlare di

convergenze parallele, in riferimento a Croce e Romano. croce aveva risolto nell'individuo

le ragioni della società, al contrario Romano aveva risolto nella socialità quelle

dell'individuo. In Croce la società altro non era che il "programma" dell'individuo, visto

in tutta la sua empiricità, concretezza. In Romano l'individuo altro non era che socius

della coscienza collettiva, della socialità, dell'Istituzione. Se Romano è stato

l'antiCroce, Croce è stato dunque l'antiRomano.
Capograssi, nella sua lettura di Santi Romano, si chiede cosa è questo diritto che sta nel

fatto, ed in quanto sta nel fatto se ne distingue. Non basta rispondere l'ordinamento. La

risposta di C. è l'azione. L'azione stessa, tutta l'azione, il principio d'azione. E'

l'azione il principio che realizza l'ordinamento nella sua concretezza, nella sua

razionalità, nella sua esperienza giuridica.
Piovani riparte dallo stesso interrogativo di Capograssi: cos'è il diritto? Ordinamento,

certo. Ma COME e PERCHE'? Capograssi risolveva il quesito nell'ambito dell'azione, del

principio d'azione. Per Piovani non basta: non parliamo dell'ordinamento ordinato, ma

dell'ordinamento ordinantesi. Non solo quindi principio d'azione, ma SISTEMA di azioni:

mobili, dinamiche, storiche, effettive. E' il sistema di azioni sorrette dalle volizioni,

dalla volontà che produce azioni, a creare il diritto effettivo. Il tema di Piovani dunque

non è più l'azione di Capograssi, ma, a ben vedere, l'individuo. Il diritto è attività

volitiva di difesa dell'individuo.
Cammarata è, tra i filosofi napoletani, il più lontano da Santi Romano. Egli non lavora, ma

usa Romano. Rielaborando il concetto filosofico di azione, Cammarata arriva a togliere ogni

tratto di volontà dall'azione. Croce aveva detto che la legge è pseudovolizione. Pseudo, ma

pur sempre volizione. Che cosa resta allora alla legge in Cammarata? Soltanto l'astrazione.

La legge è schema, regola, criterio di commisurazione, valutazione, qualificazione dei

comportamenti umani naturalisticamente considerati. Il diritto e la scienza sono

viste solo nella loro astrazione, l'azione è vista unicamente nella sua portata

naturalisticamente intesa. La libertà e necessità crociane dell'azione divengono potere e

obbligo. Cammarata usa Santi Romano, infatti ci dice: Merito grandissimo di Santi Romano è

stato quello di aver fondato l'ordinamento nella socialità piuttosto che nell'individuo,

eliminando così dal diritto ogni pretesa di volontà individuale.
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